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Treia Zona verde San Lorenzo

Prende il nome dall’omonima chiesa, quella che i treiesi chiamano la loro “montagna”. Una montagna che raggiunge il suo picco più alto con gli 824 metri del Monte Acuto. Una montagna ospitale con il suo campo scout, la zona riservata al percorso verde, le aree attrezzate a pic-nic, il percorso di orienteering.
Immersi nella caratteristica macchia mediterranea, affiorano i resti di antichi ruderi, come la rocca del castello di Monte Acuto, detta familiarmente dai treiesi la Roccaccia, che ancora oggi segna il confine tra il territorio di Treia e quello di Cingoli. Molte leggende aleggiano sul castello, come quella della tessitrice che tesse nei sotterranei con un telaio d’oro, quella della gallina dalle uova d’oro e quella del serpente posto a guardia del tesoro lasciato nel castello dal demonio. Sono leggende alimentate dalla personalità del signore del castello, Grimaldo di Aureliano, vero e proprio signore della guerra che mise a ferro e fuoco la città con la sua banda, come testimonia un documento del 1191 conservato presso l’Accademia Georgica.
Oltre alla Chiesa di San Lorenzo (ad unica navata e con soffitto a capriate) è stato recuperato al culto l’eremo di Santa Sperandia.

 

IL PERCORSO VERDE
Interamente percorribile in auto. Provenendo da Treia, alla frazione San Lorenzo ci si immette nel percorso. Se si devia a sinistra si raggiunge l’area di sosta attrezzata di Fondelci e, proseguendo per circa 1 Km in salita su strada asfaltata, si arriva a Monte Verde, pineta di origine artificiale: sulla destra si dirama una strada forestale imbrecciata che si richiude ad anello, all’interno della pineta. Se, invece, a San Lorenzo si prosegue diritto, si raggiunge un’area di sosta con Percorso Vita, punti fuoco e servizi. Dopo circa 1 Km, girando a destra si arriva alla zona residenziale - turistica di Monte Acuto. Proseguendo sempre in piano, si arriva alle Grotte di Santa Sperandia e poi ai ruderi dell’antica Torre di avvistamento “La Roccaccia”.

 

IL PERCORSO BOTANICO
Immerso nel verde prospiciente Monte Acuto, vicino ai ruderi della Roccaccia, la zona offre un interessante percorso botanico da effettuare in circa due ore, il tempo giusto per una salutare passeggiata. Le essenze arboree sono tutte tabellate per una presenza complessiva di oltre 40 specie. Ogni tabella é completa di testi, disegni e fotografie che evidenziano gli aspetti più significativi di ciascuna specie come la tipologia dell’infiorescenza, le forme di riproduzione, le principali fitopatie. L’elenco delle fitopatie, in particolare, é volutamente ampio perché il visitatore possa prendere coscienza dello stato di alterazione ambientale proprio attraverso il riconoscimento di questi fenomeni nell’ambiente in cui si vive nel quotidiano. Il percorso, organizzato per interessanti lezioni di ecologia e botanica costituisce anche un’ottima opportunità per scolaresche e studenti che vogliano conoscere la flora autoctona.

 

DOWNHILL
Nella zona di San Lorenzo di Treia da tempo vengono praticati sport all’aria aperta quali il Downhill e il Bike fuori pista che possono identificare oggi quest’area come un vero e proprio Bike Park con diversi percorsi e a diversa difficoltà e che attraggono centinaia di sportivi e appassionati di questi sport.
Anche la nazionale italiana di Downhill si è allenata nelle piste di San Lorenzo.
Negli anni sono state organizzate gare di downhill a carattere regionale e nazionale con la partecipazione sempre più numerosa di atleti venuti da ogni parte d’Italia, dalla Svizzera e dalla Spagna. Con l’organizzazione degli eventi sportivi atleti, famiglie, accompagnatori ed appassionati per un lungo weekend affollano tutte le attività ricettive e turistiche nel raggio di 15 Km dalla località di San Lorenzo di Treia.
Nel tempo, le gare organizzate a Treia hanno conquistato il panorama nazionale collocandosi come punto di riferimento di tutti i bikers marchigiani e del Centro Italia.
Da circa 10 anni si svolge a San Lorenzo anche la gara nazionale di Gravity Day.

 

GROTTE DI SANTA SPERANDIA

 

L’EREMO
L’Eremo, scelto dalla Santa per la sua esperienza ascetica, si apre sul versante nord del Monte Acuto e può essere considerato emblematico degli scempi perpetrati dalla mano devastatrice dell’uomo nella Valle del Rio Laque e nella sovrastante località della Roccaccia. Tuttavia, nonostante le numerose cave, le villette costruite in modo disordinato e gli insensati interventi “migliorativi” nella cavità stessa, il luogo rimane pur sempre il regno selvaggio dell’isolamento che tanto è amato dagli eremiti.
Già nel 1840, il monaco eremita che abitava a Sant' Angelo volle costruire una piccola chiesa per i pellegrini. Per far questo utilizzò il materiale ottenuto abbattendo l’originale edificio di tre piccoli vani, all’imbocco della grotta che ospitò la Santa nella sua lunga penitenza. Negli anni '70 si pensò di abbellire il sito, ponendo lastre di travertino sulla ripida scala d’accesso, rifacendo la piccola e rustica chiesetta con discutibile gusto estetico e allargando il sentiero che porta alla cavità.
Nei pressi della grotta si trova una buchetta rettangolare scavata nella roccia, che raccoglie le acque di percolazione; si tratta della Fonte Acitona o Acitosa più volte descritta nelle cronache. La tradizione vuole che si sia formata per essere utilizzata dalla Santa eremita.
Rimane sempre piena anche nei periodi di siccità.
L’antica mulattiera scoscesa che portava all’eremo, usata anche per l’esbosco, è stata risistemata con traversine di quercia.
L’eremo è costituito oggi da una edicola che chiude parzialmente l’imbocco della grotta, profonda 8-10 metri, con un’altezza variabile tra i 3 e i 5 metri.
Lo speco, costruito in una parete scoscesa del Monte Acuto, si affaccia, quindi, sul vuoto strapiombante della sottostante gola del rio Laque, circondato da fitti boschi di leccio e di carpino.

 

EREMO TERAPEUTICO
I devoti vi fanno ricorso all’acqua della Fonte Acitona per diverse malattie, specialmente contro il mal di testa ricorrente.
La venerazione della santa è legata alle virtù taumaturgiche che manifestò ancora in vita. Infatti guarì numerose, persone soprattutto donne, da svariate malattie, risuscitò una fanciulla e compì molti altri prodigi.

 

LA SANTA
Sperandia nacque a Gubbio intorno al 1216 e morì a Cingoli nel 1276, nel monastero delle monache benedettine di S. Angelo, dove si ritirò dopo lunghi anni di penitenza nella grotta di Monte Acuto e dove tra l’altro è sepolta e il suo corpo si mantiene perfettamente intatto.
La tradizione vuole che sentì la sua vocazione, fortemente avversata dai famigliari, a nove anni; vestita di una pelle di porco e con una cinta di ferro si diede a lunghe peregrinazioni per l’Appennino umbro marchigiano, alla ricerca di una vita ascetica densa di mortificazioni corporali e patimenti. Si narra che a volte si recava di paese in paese con le braccia legate, un velo che le copriva il volto e con il capo cosparso di cenere. Trascorreva la Quaresima digiunando e pregando ad imitazione della vita di Gesù.
Ciò non le impedì di essere presente ai fatti del suo tempo ed è infatti ricordata anche nel suo ruolo di pacificatrice nei numerosi conflitti che sorgevano tra le diverse fazioni della società dell’epoca.

 

LEGGENDE
La tradizione popolare racconta molti episodi “meravigliosi” della sua vita, il più curioso racconta che la chiesa e il convento di Sant' Angelo, dove risiedeva la Santa, avevano bisogno di riparazioni, per cui furono chiamati alcuni muratori, era inverno e la neve gravava sui tetti e le vie di Cingoli e durante il pranzo la Santa chiese loro se avessero bisogno di qualche cosa, risposero scherzando: «delle ciliege fresche». Rimasero di sasso, quando la santa, dopo essersi ritirata in preghiera, portò loro un bel cesto delle medesime: sembra recapitato da un angelo del cielo.
Così nella grotta la moderna immagine la raffigura con le ciliege in mano a ricordo di quell’episodio.
Si diceva inoltre che lungo il fondovalle del Rio Laque, prima che venisse rifatta la strada e aperte le cave, si potevano vedere sulla roccia i solchi lasciati dal carro di S. Sperandia, trainato da due vitelli da latte.
Tra i boschi del Monte Sant' Angelo, nei pressi del romitorio, una roccia dalla forma inconsueta è indicata come la “Sedia di Santa Sperandia” e si dice che nelle vicinanze ci sia una grotta attraverso la quale la santa vi entrava per uscirne nel suo monastero di Cingoli. Un frate, però, che un giorno la volle seguire non riuscì a trovare nessuna entrata nella roccia. La grotta, il carro trainato dai vitelli rimandano sicuramente a preesistenti culti ctoni, delle acque e della fertilità, che il popolo ha poi sincreticamente sovrapposto a Sperandia. Non ultima la leggenda della presenza, sul Monte Acuto (ma si ritrova simile in diverse parti dell’Appennino) di una tessitrice misteriosa che tesse incessantemente con un telaio d’oro, in una grotta, il cui accesso è difeso da un serpente, il "regolo". Per accedervi indenni bisogna permettere al serpente di dissetarsi avvolgendosi sul braccio nudo e teso con il quale si regge un bicchiere d’acqua, senza paura e in silenzio. Sono lacerti di miti che ci rinviano alla lotta antica con il serpente antico e al suo vincitore, l’Arcangelo Michele, che non a caso si onora nella grotta del versante opposto.

 

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